Non vi diciamo niente di nuovo se affermiamo che siamo (nostri bimbi compresi) tutti diversi. Questa volta non stiamo parlando di capelli, di tonalità di pelle o di lingue diverse… Tra noi variano gli stili cognitivi di elaborazione dell'informazione. Ovvero varia come il nostro cervello affronta le informazioni che ci arrivano. Insegnare in una classe My English Day e avere Teacher efficaci ed efficienti è sempre una sfida. Da un lato l’insegnante deve essere capace di offrire “cibo” a ogni stile di apprendimento. Dall’altro deve saper riconoscere e rafforzare lo stile prevalente di ciascuno dei suoi piccoli alunni e insegnare loro a utilizzare anche gli altri, perché nella vita ognuno di noi deve essere flessibile e in grado di utilizzare lo stile più adatto ad affrontare la situazione contingente. Infine, ogni insegnante deve essere consapevole anche del proprio stile di apprendimento/insegnamento. Volete un test? Per capire meglio di che cosa stiamo parlando e prima di proseguire con la teoria, eccovi un po’ di pratica. Rispondete, senza guardare prima le risposte, alle seguenti domande o ponetele ai vostri piccoli) per cominciare a capire le 4 coppie di stili cognitivi:
Risposte:
Quadro intero >> stile globale
Immagini >> stile visuale
Ci provo >> stile intuitive
Ci penso >> reflessivo Le 4 coppie di STILI COGNITIVI quindi sono
Stile cognitivo globale/analitico Lo stile cognitivo globale/analitico è uno stile cognitivo fondamentale che interessa trasversalmente tutti gli altri stili: da una parte abbiamo una tendenza olistica (“tutto intero”), dall’altra la tendenza analitica. Chi adotta uno stile globale preferisce avere prima una visione d’insieme del materiale da imparare per poi muovere verso il particolare: chi adotta uno stile analitico preferisce partire dai dettagli per ricostruire man mano il quadro generale. Vi ricordate la nostra attività con il girasole? Potevamo partire dal fiore intero e poi analizzarne le parti. Oppure analizzare prima foglie, petali, semi per poi ricostruirlo intero (cliccate sotto per vedere il video) Stile cognitivo sistematico/intuitivo Lo stile sistematico si caratterizza per la procedura a piccoli passi e la considerazione di tutte le variabili coinvolte. Lo stile intuitivo lavora su ipotesi nel tentativo di confermarle o confutarle. Lo stile intuitivo può essere molto rapido nella risoluzione se si formula subito l'ipotesi corretta, quello sistematico è più lento e, in teoria, dovrebbe portare a una soluzione sicura. Beh, ogni volta che “portiamo” in classe “un esperimento scientifico” (per esempio ghiaccio da scogliere), prima di farlo discutiamo: si scioglierà?, perché?, quanto velocemente?. Dopo aver discusso subito testiamo le ipotesi in pratica. (cliccate sotto per vedere il video) Il rischio dello stile sistematico è quello di attribuire troppa importanza e attenzione ai dettagli, il rischio dello stile intuitivo può essere quello di limitare l’elaborazione a una mera conferma della prima ipotesi formulata. Entrambi gli stili possono condurre a soluzioni corrette e non è possibile considerare l’uno più efficiente dell’altro. Il tipo di compito e il suo contesto possono influenzare l’efficienza di un metodo rispetto all’altro: per alcuni compiti e per alcuni contesi sarà più efficace un approccio rispetto all’altro. Stile cognitivo verbale/visuale Questo stile riprende una distinzione intuitiva: quella tra verbalizzatori e visualizzatori. Vi sono ragazzi che hanno una preferenza per l'uso del codice linguistico e per le attività e le materie basate su questo e altri che preferiscono le attività basate sulla visualizzazione. In particolare, chi adotta uno stile verbale predilige l’uso del codice linguistico, ossia testi, registrazioni sonore e impara per lettura e ripetizione. Chi adotta uno stile visuale predilige l’uso di codice visuospaziale, ossia immagini, statiche e in movimento, schemi riassuntivi, diagrammi, tabelle. Occorre tenere conto di questa preferenza, valorizzandola, ma anche aiutando il ragazzo a non fissarsi su di essa e a sviluppare le proprie potenzialità nell’uso dello stile non preferito. Anche se a MED abbiamo bimbi piccoli (vista l’età non sono ancora in grado di leggere salvo eccezioni), comunque introduciamo entrambi i modi. Vicino alle 5 peperelle i bimbi vedranno sempre il numero 5. Se parliamo dei giorni della settimana, dei mesi, delle stagioni o di altri temi, prima o poi apparirà sempre una scritta (ovviamente in inglese). Quindi winter, spring, summer, fall non solo solo 4 immagini ma anche 4 parole scritte. Stile cognitivo impulsivo/riflessivo Chi adotta uno stile impulsivo ha bassi tempi decisionali e generalmente maggiore tendenza a soluzioni precipitose e non ottimali. Chi adotta uno stile riflessivo risponde in modo più lento e accurato. Ecco perché noi di MED crediamo nel dialogo e nell’idea di “filosofare” insieme. Perché crediamo che anche i piccoli siano in grado (con un po’ di pratica) di riflettere e analizzare. Spesso infatti usiamo la domanda “Why do you think…?” (Perché pensi che …?) (cliccate sotto per vedere il video) Ma parliamo degli stili STILI DI APPRENDIMENTO/INSEGNAMENTO in modo più approfondito. Gli stili di apprendimento sono concordemente definiti come le tecniche preferite o prevalenti di funzionamento del cervello nel momento in cui ci si trova ad affrontare l’acquisizione di nuove informazioni. Dagli esperimenti condotti da psicologi e studiosi dell’apprendimento, infatti, si è potuto notare come ciascun individuo tenda ad acquisire e a gestire informazioni in modo diverso. Alcuni studenti si trovano a loro agio con dati e informazioni concrete, mentre altri gestiscono con facilità teorie e modelli astratti. Oppure, alcuni recepiscono più agevolmente informazioni presentate mediante un supporto visivo (immagini, diagrammi, schemi), mentre altri preferiscono le spiegazioni orali. Anche concetti come l’introversione e l’estroversione hanno un corrispettivo negli studi sugli stili di apprendimento: alcuni studenti ricavano beneficio dall’interazione con il resto della classe, mentre altri hanno bisogno di lavorare in modo individuale. Questi aspetti hanno una grande influenza sull’effettivo apprendimento degli studenti durante il corso di studi (a cominciare dalla scuola dell’infanzia), sull’efficacia delle lezioni e anche sul clima della classe. Mentre gli stili d’apprendimento sono difficilmente modificabili, in quanto si ricollegano a tratti fondamentali della personalità, sulle strategie d’apprendimento sia l’insegnante sia lo studente hanno capacità d’intervento diretto, per correggere o migliorare atteggiamenti dimostratisi problematici o improduttivi. L’idea di partenza è quella di riorganizzare in modo scientifico il lavoro scolastico e di affrontare la complessità del processo apprendimento/insegnamento. I dati di complessità riguardano l’individualizzazione dell’insegnamento (adeguare la didattica, riconoscere gli stili cognitivi, affrontare le difficoltà di apprendimento come risorsa), il raccordo scuola dell’infanzia-scuola primaria e scuola primaria-scuola secondaria di primo grado come continuità (formazione delle classi, percorsi individuali, curricoli in verticale). Il metodo di insegnamento-apprendimento, secondo me valido, prevede di - partire dalle reti preesistenti (esperienze spontanee, occasioni educative …) e dagli stili cognitivi individuali - rendere consapevoli gli alunni delle proprie scoperte e delle proprie capacità - utilizzare l’errore come risorsa - organizzare le esperienze, tenendo conto delle diverse modalità di apprendimento. Nella mia esperienza di insegnante ho potuto verificare come, dal punto di vista pratico, i diversi stili d’apprendimento, ma anche quelli di insegnamento, si riflettano nella concreta realtà di classe, nell’adozione di diverse tecniche e comportamenti, nell’approccio allo studio di contenuti o discipline, come per esempio una lingua straniera. Un insegnamento in prevalenza di tipo visivo, infatti, favorisce l’apprendimento di una lingua straniera (nel caso di MED l’inglese) Dal punto di vista dell’insegnante, poi, conoscere gli stili d’apprendimento è uno strumento molto utile in quanto gli stili d’apprendimento hanno il loro corrispettivo negli stili d’insegnamento, ovvero le preferenze del docente nella scelta e nella presentazione del materiale e delle attività di classe. Bisogna fare in modo, infatti, che non si verifichi una discrepanza tra lo stile d’insegnamento e lo stile di apprendimento di alcuni, o molti, studenti, perché l’insegnamento potrebbe perdere di efficacia. Un insegnamento eccessivamente oralizzato, per esempio, presentato a una classe con una maggioranza di apprendenti visivi, è destinato a dare risultati modesti, anche se tutte le attività didattiche sono scelte con le migliori intenzioni. Ritengo, quindi, molto importante che l’insegnante sia il più possibile a conoscenza delle caratteristiche individuali di ciascuno studente. Conoscere i punti deboli e i punti di forza degli alunni, cercare di rivolgersi a ciascuno secondo le modalità che gli sono più congeniali e modulare lo stile d’insegnamento per centrarlo il più possibile sul discente possono migliorare molto la didattica e il clima di classe. La meta educativa è infatti quella di rendere gli studenti in grado di utilizzare un ampio spettro di strategie[1], pur nei limiti imposti dallo stile d’apprendimento personale. In questo senso diventa centrale il tema della didattica delle strategie: sotto la guida costante del docente, lo studente deve non solo scoprire quali strategie sono più consone al suo stile cognitivo, ma anche come allenarsi a utilizzare quelle che gli creano più difficoltà. Lo studio degli stili e delle strategie diviene così uno dei tanti aspetti di una didattica che metta l’alunno al centro del processo educativo e che sia finalizzata allo sviluppo dell’autonomia del discente. Anche per quanto riguarda lo studente, la conoscenza del proprio stile d’apprendimento e delle strategie che mette abitualmente in uso è di importanza tutt’altro che secondaria. Nel processo verso l’autonomia è un passo importante la consapevolezza dei propri punti deboli e di quelli di forza, per avere coscienza di quali strategie adottare per meglio rispondere al proprio stile cognitivo, ma anche di quali aspetti del proprio apprendimento necessitano di miglioramento o particolare attenzione. Gli studenti, una volta che conoscono qual è il modo migliore di lavorare per ciascuno di loro e quali sono, invece, gli aspetti a cui devono fare attenzione, tendono a scoraggiarsi meno in caso di insuccesso, interpretandolo non come un fallimento, ma relativizzandolo alla luce delle conoscenze sulla propria personalità. Di conseguenza, ogni studente potrà dedicarsi al processo di apprendimento con minore ansia e maggior motivazione. Ho potuto constatare quanto affermato soprattutto con gli alunni, che presentano disturbi specifici di apprendimento (DSA), i quali, avendo difficoltà a comprendere testi scritti, imparano meglio attraverso schemi, grafici, tabelle, disegni, videoproduzioni (strumenti compensativi) e ascoltando ciò che devono imparare. Le mappe concettuali, inoltre, risultano anche essere risorsa per potenziare le capacità di apprendimento dello studente dislessico e per consolidare le capacità d’apprendimento dello studente con deficit di attenzione. Le mappe sono utili a tutti gli studenti per organizzare i contenuti delle discipline oggetto di studio, organizzare e selezionare strategie per la soluzione di problemi, individuare nuove relazioni concettuali, preparare composizioni, integrare la nuova conoscenza, costruire la propria struttura cognitiva su un argomento, studiare. L’umanità, nel suo sviluppo, ha prodotto ingenti quantità d’informazione su diversi supporti: dalle pitture rupestri e dalle tavolette di argilla e di cera fino alle applicazioni multimediali, senza dimenticare le forme di trasmissione orale. In un’Era di crescita esponenziale dell’informazione è necessario, quindi, imparare come imparare, e compito degli insegnanti è quello di facilitare questo tipo di apprendimento. [1] Il termine strategia, originario del lessico militare, è qui impiegato per designare “specifiche azioni intraprese dall’apprendente per rendere l’apprendimento più facile, più veloce, più piacevole, più efficace, più adatto alla propria individualità, più efficace e facilmente trasferibile a nuove situazioni”. STILI COGNITIVI DI ELABORAZIONE DELL'INFORMAZIONE Il riconoscimento di stili di apprendimento differenziati al fine di assecondare le modalità di apprendimento degli studenti favorisce: - la diversificazione delle metodologie d’insegnamento Ciò presuppone la progettazione di percorsi educativi con modalità di approccio differenti da quelle proprie dell’insegnante. - l’attenzione ai casi specifici in cui lo stile è scarsamente compatibile con le procedure adottate. L'attenzione del processo d’insegnamento viene spostata dalla prestazione agli aspetti qualitativi del processo di apprendimento nel suo svolgersi. Con l’espressione stile cognitivo s’intende una particolare modalità d’elaborazione dell’informazione (o un insieme di modalità) che l’alunno mette in atto nelle varie fasi del processo d’apprendimento. Gli stili cognitivi sono legati alla scelta concreta delle strategie cognitive utilizzate per risolvere un compito e non vanno confusi con le abilità possedute, ma definiscono le preferenze nell’uso di queste. Nell’apprendimento è opportuno che gli scolari adottino il proprio stile individuale ma che facciano esperienza di stili alternativi. Lo stile cognitivo include le modalità di elaborazione dell'informazione che si manifestano non solo in compiti diversi, ma anche in settori diversi del comportamento. Sotto quest’ottica gli stili cognitivi possono essere considerati caratteristiche globali e permanenti che si riflettono nell'approccio al mondo, nel rapportarsi con gli altri e con le cose. L'attenzione dell’insegnante è rivolta allo stile d’apprendimento dello scolaro, vale a dire a come l’alunno elabora l’informazione. RICONOSCERE IL PROPRIO STILE NON BASTA Non è sufficiente conoscere il proprio stile, per un migliore adattamento e un comportamento flessibile è necessario imparare a utilizzare l’opposta polarità di stile, specialmente quando il compito lo richiede espressamente per ottenere buone performance. Per questo occorre - effettuare uno screening degli stili cognitivi degli studenti in modo da programmare con maggior consapevolezza ed efficacia l’attività didattica e formativa - cercare di aumentare le metacognizioni degli circa il proprio funzionamento mentale in modo che comincino ad attuare comportamenti e atteggiamenti funzionali a una riuscita scolastica che sia autenticamente formativa, puntando all’apprendimento e non solo al voto - cercare di potenziare le abilità dei bambini in modo da fornir loro strumenti per affrontare adeguatamente il maggior numero di situazioni, al fine di rendere maggiormente flessibile e ragionata la loro condotta. “PENSIERO CONVERGENTE” e “PENSIERO DIVERGENTE” Lo stile convergente/divergente è legato al tipo d’intelligenza. Il pensiero convergente tende ad identificarsi con il pensiero logico: viene attivato nelle situazioni che permettono un'unica risposta pertinente. Essa rimane circoscritta entro i confini del problema e segue le linee interne allo stesso, aspettando o utilizzando regole già definite e codificate. Il pensiero convergente è caratterizzato dalla ripetizione del già appreso, l’utilizzo di vecchie risposte a situazioni nuove in moto meccanico. Il pensiero divergente comprende in sé le componenti cognitive della creatività. È attivato nelle situazioni che permettono più soluzioni possibili e più sviluppi. Pertanto supera la chiusura dei dati di partenza del problema, esplora varie direzioni e produce qualcosa di nuovo e di diverso. Il soggetto dallo stile convergente procede seguendo una logica lineare e convenzionale e converge verso una risposta unica e prevedibile. Il soggetto divergente, invece, parte dall’informazione data per procedere in modo autonomo e creativo, generando molte e varie risposte.
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